Quando iniziare una terapia di coppia? Ecco alcuni segnali per capire che è il momento.

Le coppie che decidono di affrontare un percorso terapeutico sono coppie che ancora hanno un forte legame, molte volte arrivano a studio con l’idea di affrontare l’ultimo tentativo. La terapia offre la possibilità di una ri-educazione alla comunicazione, all’intimità, è un momento di condivisione ,uno spazio comune che forse non si aveva da molto tempo.

Vediamo cosa può spingere una coppia ad intraprendere questo viaggio:

  • Comunicazione fallimentare o assente: può accadere quando si ha poco tempo o si entra nel circolo della routine (per esempio: torno a casa da lavoro, durante la cena sto chattando con gli amici e non parlo con il mio partner). Comunicando di meno e velocemente, si arriva ad usare delle tecniche comunicative non idonee, con l’intento di migliorare la situazione. Purtroppo non è sufficiente avere buone intenzioni per costruire buone relazioni. Farò degli esempi di frasi che almeno una volta nella vita abbiamo usato tutti:

– “Te lo avevo detto”: sotto intende un errore dell’altra persona.

– ” Lo faccio solo per te”: dichiara un sacrificio unidirezionale che rende l’altra persona debitrice.

– ” Lascia faccio io” : a livello emotivo comunica l’inefficienza dell’altro.

E’ difficile mettersi nei panni dell’altro, si difende il proprio punto di vista dimenticando che non esiste una verità ma esistono tante verità quante sono le prospettive assunte. L’obiettivo non è vincere sull’altro ma vincere insieme, aggredire l’altro iniziando con “Tu” (esempio: tu non mi capisci) non crea un’atmosfera di scambio, consiglio di iniziare il discorso in prima persona (es: Io in questo momento non mi sento capita”).

Alcune strategie per una comunicazione efficace possono essere:

– Fare domande a due alternative in cui una è decisamente peggiore dell’altra (es: “Tesoro, sei particolarmente stanco in questi giorni o non mi desideri più?” invece di accusare in modo diretto l’altro ” tu non mi cerchi più”).

– Chiedere verifica della propria eventuale interpretazione (es: Correggimi se sbaglio, stai cercando di dirmi che..”). Comunicare basandosi su un’ interpretazione sbagliata porta a rabbia. Quando sono in preda ad uno stato emotivo specifico l’indeterminatezza di ciò che osservo può indurre in errore.

Durante il percorso terapeutico si lavora anche sul primo pensiero automatico che si genera dopo un’azione a cui noi attribuiamo un significato malevolo, prendiamo questa ipotetica conversazione  come esempio:

Lui: Stasera amore vado a giocare a calcetto

Lei: ok

Lui torna a casa posa la borsa per terra in salone lei inizia a litigare con lui perchè non ha rispetto per il lavoro che lei fa ogni giorno di pulizia della casa.

Cosa è appena successo? La risposta di rabbia di lei, nasconde la sua paura di essere abbandonata.. quando lui comunica di andare a giocare a calcetto il primo pensiero di lei è “Esce anche stasera, mi vuole lasciare”, lei fa fatica a decifrare questa paura ma è sicuramente più facile prendere in esame la rabbia che ne consegue. Il lavoro terapeutico si inserisce dopo il primo pensiero automatico per poter comunicare in maniera strategia la propria sensazione.

  • Calo del desiderio sessuale: viene meno la complicità spontanea come può essere ricercare il piede del partner nel letto.

Si definisce desiderio sessuale lo stato di motivazione nei confronti di una possibile imminente esperienza sessuale. Il desiderio, al contrario del legame di coppia, ha una dinamica volubile, inaffidabile e breve. Il suo obiettivo è il soddisfacimento sessuale, fino a quando questo non è raggiunto il desiderio è vissuto con intensità. Se fosse solo il risultato  di una pulsione biologica desidereremmo sempre. Invece è un concetto che viene co-costruito da molti fattori:

– E’ parte di un sistema di comunicazione interpersonale, attraverso l’attrazone reciproca noi comunichiamo il desiderio di un legame. Nell’atto sessuale noi scambiamo significati personali appresi nella nostra storia. L’erotismo, infatti, esprime il modo in cui la nostra sessualità è codificata nella nostra mente e nella nostra educazione, quindi è determinato dalla nostra cultura.

– Il desiderio sessuale che caratterizza l’essere umano è neocorticale , esso è ciò che lo rende personale. Noi vogliamo essere desiderati e vogliamo scegliere, questo tipo di desiderio nasce dalla nostro grado di differenziazione che abbiamo con l’altra persona. Più siamo fusi emotivamente con il/la partner più vengono a mancare fantasie erotiche, se vogliamo adattarci al partner non possiamo avere un nostro desiderio sessuale ma un desiderio di accettazione, quindi seppelliremo le nostre idee per il timore di essere disapprovati.

Molto spesso si confonde il desiderio sessuale con la passionalità e altri disturbi sessuali, che eventualmente verranno chiariti durante il percorso.

  • Spazi personali o condivisi che vengono a mancare: si determina una situazione che mette in discussione un equilibrio.

In una coppia dovrebbe esistere un equilibrio di due forza basilari: la spinta all’individualità, ossia la spinta a seguire le proprie direttive, e la spinta alla relazionalità, ovvero la forza che ci fa essere parte di qualcosa. Se c’è equilibrio si parla di un’adeguata differenziazione tra i partner.

Abbandonare la propria individualità per restare uniti è fallimentare almeno quanto abbandonare la relazione per mantenere la propria individualità. La differenziazione implica l’abilità di restare ciò che voi siete mentre state vicini alle persone per voi importanti.

Se c’è disequilibrio o si presenterà una spiccata individualità o una fusione emotiva, quest’ultima è la causa della gelosia, il desiderio di possedere una persona anche se oggettivamente si è due persone separate.

Questo è di certo un discorso molto amplio, ma se avvertite disagio o frustrazione quando il/la partner esce senza di voi, o al contrario quando siete costantemente con la loro presenza, rivolgetevi ad un professionista.

  • La coppia evolve e i progetti di vita si diversificano: la coppia nasce con una progettualità comune, quando uno dei due inizia a desiderare qualcosa di diverso dal partner, emerge una diversità sintomatica di una individualità che potrebbe muoversi in direzioni diverse.

A quel punto “L’io vorrei” diventa “tu dovresti”, se il mancato esaudimento di un desiderio provoca tristezza, l’infrazione di una regola provocherà rabbia. La rabbia ostacola il problem-solving, anzi ci darà la sensazione di una pressione a fare qualcosa, come avviene nell’ eccitazione sessuale, la tensione tende a persistere fino all’atto conclusivo che la allevia, come potrebbe essere una litigata.

Questa dinamica si presenta anche quando si cresce e si cambia: diamo per scontato che conosciamo una persona ma ci sono esperienze personali che ci cambiano, per chi sta dall’altra parte osservare questa evoluzione crea confusione (“da te non me lo aspettavo”). Anche in questi casi ostacolare un cambiamento non è funzionale.

  • Il tradimento: spesso si arriva in terapia con lo scopo di cancellare in modo magico un avvenimento già accaduto, in questi casi si lavora seriamente sul perdono, sincero, che permette di andare avanti, o su la fine di un rapporto. Nel percorso emergerà il significato di questo tradimento, cosa è venuto a mancare da parte di entrambi, cosa si è ricercato nell’altra persona, che utilità ha avuto per la coppia.

Per tutti questi motivi, non è scontato che dalla terapia se ne esca insieme, avendo l’occasione di fermarsi e di sentire i propri movimenti interni, c’è la possibilità che il percorso terapeutico si trasformi in una presa di coscienza di un cambiamento e nell’accettazione di questo.

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